G.M. Genga, Intervento

Sì, prendo la parola io. Mi assumo questa responsabilità, visto che sono qui: non è che lei ha fatto arrabbiare il dottor Genga: nessuno di noi è immediatamente in grado di fare ciò che ci proponiamo di fare. Lei nel suo intervento stava citando un libro del dottor Contri, così come il prossimo intervento, al quale tra poco darò la parola, sta per fare una domanda al dottor Traverso che presuppone che il dottor Traverso conosca e possieda nozioni e concetti su cui almeno noi della Società Amici del Pensiero abbiamo lavorato in questi anni. Certamente io non cancello, non oblitero questa domanda, però occorre occuparci, come dire? … di una traduzione. Tutti noi che siamo qui, soprattutto i soci, abbiamo un piede qui dentro e l’altro piede fuori. Qui abbiamo una riunione una volta al mese, ma tutti viviamo in contesti diversi. Ho parlato di traduzione.

Passo alla domanda successiva, ma intendo introdurla, se no l’avrei già passata tale quale. Perché il livello di traduzione è importantissimo. Alle persone che oggi abbiamo qui come ospiti non abbiamo chiesto qualifiche. Tra costoro abbiamo, io scommetterei, pochissimi colleghi psicoanalisti. Quando Giacomo Contri scrisse negli anni Ottanta – mi pare fosse un articolo su IlSabato su scienza, pensiero, amicizia del pensiero – mi resi conto che nel leggere Contri, di cui si diceva che scriveva e parlava in modo difficile, la difficoltà non era tanto dovuta all’uso di paroloni, quanto al fatto che egli accostava certe parole con nessi che potevano non essere evidenti, e che comportavano un lavoro per arrivarvi. Un lavoro da cui non possiamo sottrarci. […]

Società Amici del Pensiero – Studium Cartello 2025
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