23 Giugno 2025
Dal 24 febbraio 2022 siamo assediati da eventi di guerra, cruenti e distruttivi, oltre che ingiusti e infami, vicini alla nostra vecchia civiltà europea e sempre più minacciosi di sfociare in un’escalation ingovernabile o riducibile. A questi se ne sono aggiunti altri, ancora più cruenti e distruttivi nel vicino Medio Oriente.
Enorme la distruzione di vite umane (tutte innocenti, sia chiaro, anche quella dei peggiori criminali presenti in questi scenari di guerra, e non solo quella dei civili, perché nessun tribunale legalmente costituito ha emesso un verdetto di condanna a morte per ciascuno di loro: e questo spesso lo dimentichiamo) e di ampie zone abitate e quindi tutto quello che siamo soliti trovare in quelle che chiamiamo città nate per facilitare la convivenza e il benessere e altro ancora.
Tutti, testimoni più o meno sensibili di quello che sta accadendo, ripropostoci a pié sospinto dalla televisione e da altri mezzi di comunicazione globale, ci chiediamo perché chi ha il potere di iniziare questi conflitti non usa lo stesso potere per fermarli. E come fare a orientare i potenti verso la pace.
Siamo sinceri: la storia umana dal suo esordio sulla terra (prendiamo ad esempio il racconto di Caino e Abele come proto-racconto della storia fra esseri umani) è intrisa di guerra e di sangue che cola a moltissimi livelli: dalla piccola tribù costituita da un pugno di uomini, alla più grande popolazione di molti Stati. Che qualcuno oggi, convinto che si possa fare qualcosa, dica “basta: fermate la guerra” è molto più sorprendente di chi continua la sua esistenza, se non colpito direttamente da questi eventi, completamente indifferente alla morte e tragedia per migliaia di altri esseri umani, forse convinto che questi eventi esulano dalla sua possibilità di cambiarli.
Ma in entrambi i casi, mai ho sentito proporre da chi sostiene o auspica possibili “risoluzioni” di questi conflitti una via concreta perché ciò accada, se non fantomatici “colloqui” che a nulla portano. Ma neanche il papa, ora Leone XIV, ha indicato una “dritta” precisa e di facile messa a fuoco su come muoversi perché ciò accada, se non appellandosi genericamente al messaggio di Gesù Cristo e al Vangelo.
Un solo uomo che ho avuto la grazia di conoscere, frequentare, apprezzare, stimare e amare come amico per il suo pensiero e le sue parole, Giacomo B. Contri, ha saputo dare una dritta sulla tecnica per produrre la pace (che sì, è anche essa un “prodotto”, tanto quanto la saponetta e l’automobile, dato che in natura la pace non esiste, trattandosi di un concetto puramente umano e sociale):
«Si vis pacem, para novum»
La frase è reperibile sul suo libro Leggi (1989), ma gliel’ho sentita pronunciare parecchie volte dal 1990 in poi.
Para novum=prepara il nuovo: che cos’è questo “nuovo”? É tutto quello che manca nei nostri rapporti ordinari, nevrotici nel migliore dei casi e così intrisi di mancanza di giudizio, menzogna, falsità, pretesa, insoddisfazione e quant’altro e che produce conflitto fra me e te. Lasciamo perdere la parola «amore» che di fatto non vuol dire nulla, se non spesso un inganno.
Perché è solo a livello del mio rapporto personale con qualcuno, con te, e solo a questo livello, che io posso pensare realisticamente di apportare un cambiamento non nell’altro, in te (che io come nessun’altro al mondo posso modificare, e diciamo neanche gli dei di qualsiasi fede si voglia), ma del mio pensare e agire: questo lo posso vagliare e modificare: qui il mio potere, immenso, che nessun altro al mondo ha. Come insegna Freud e la psicoanalisi e così come Giacomo B. Contri ha portato avanti per tutta la sua vita: non c’è un altro ambito che posso modificare e far sfociare in un giudizio con conseguente cambiamento della realtà se non me, io.
Che se vogliamo, è anche quello che Gesù, nel suo vangelo, non fa altro che proporre alle persone che incontra. Ma vediamo anche che credito e efficacia hanno avuto nei millenni le sue parole.
Ma allora, perché chiedere ai potenti della terra di fare quello che ciascuno di noi, pur avendolo nelle sue proprie mani momento dopo momento, tutti i giorni dell’anno, non fa?
«Si vis pacem, para novum»
Gilda Di Mitri
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